Vaclav Havel
presidente della nuova Cecoslovacchia
Un uomo di bassa statura con un baffo chiaro e un sorriso timido. Quando per la prima volta è salito sulla terrazza di piazza San Venceslao nel novembre del 1989, tutti speravano che quest'uomo dicesse quello che molti avevano ancora paura a pronunciare. Subito dopo tutti gridavano soltanto: 'Il tempo è arrivato". E hanno continuato a gridarlo sino al momento in cui Havel è diventato presidente cecoslovacco.
Secondo la pubblica opinione, lo voleva presidente l'83% dei cittadini. Conosciuto come scrittore, come giornalista, ma soprattutto Havel era conosciuto come uomo che dice quello che pensa, anche se bisogna pagare con la prigione.
Nato il 5 ottobre 1936 a Praga, in una famiglia di imprenditori, la provenienza borghese non gli permette di studiare all'università. Inizia a lavorare e contemporaneamente studia al liceo nei corsi per lavoratori. Poi finalmente arrivano gli anni '60 e la democratizzazione di quegli anni gli consente di studiare Arti drammatiche e soprattutto drammaturgia.
Durante gli studi fa anche il tecnico in piccoli teatri, per i quali inizia a scrivere testi. Dopo l'invasione in Cecoslovacchia del 21 agosto 1968 gli viene proibito di lavorare in teatro ed è costretto a lavorare come operaio in una fabbrica di birra. Qualche anno più tardi si dedica pienamente al lavoro di scrittore. I suoi libri e le sue opere teatrali, però, non potevano essere presentate al pubblico in Cecoslovacchia.
Per le sue opinioni Havel è finito molte volte in prigione, dove ha trascorso alcuni anni della sua vita. Le sue opere teatrali sono conosciute in tutto il mondo
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