Jan Palach
Il profondo sonno nel quale la società era stata proiettata dall' invasione degli eserciti del blocco di Varsavia, fu bruscamente interrotto giovedì 16 gennaio 1969. Vicino alla statua di San Venceslao, in Piazza San Venceslao nel centro di Praga, si diede fuoco quel giorno un ventunenne studente di filosofia dell'Università di Carlo IV, Jan Palach.
Nato a Usetaty, una piccola cittadina a circa 50 km da Praga, dopo il liceo si trasferì nella capitale per studiare all'università.
Secondo il racconto di tutti coloro che lo conoscevano, era un giovane molto sensibile, un'idealista. Con la sua pubblica autodistrizione voleva svegliare la gente, voleva protestare contro la censura, contro la dìttatura, entrata nel paese dopo l'agosto 1968 con le truppe sovietiche. Non mori subito, ma soltanto tre giorni dopo, domenica pomeriggio 19 gennaio.
Negli ultimi vent'anni la polizia ha cercato di far dimenticare a tutti il suo nome e non ha mai permesso dì pronunciarlo pubblicamente. Addirittura la madre non ha potuto seppellirlo. Però Jan Palach è diventato un simbolo, un simbolo di coraggio, di grandezza umana.
Dopo la rivoluzione di novembre, nel 1989, la piazza di Praga dove vi è, tra l'altro, la facoltà dì filosofia dell'Università di Carlo, ha preso il suo nome. E sempre dal novembre il punto preciso di Piazza S.Venceslao in cui si diede fuoco è meta continua del pellegrinaggio della gente.
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